Rossetto e solitudine: un elisir per l'autostima

19.02.2024

"Ho imparato a non essere schiava della fretta, a godermi i silenzi, il buio. Ho imparato a respirare. Ad accettare le cose che accadono senza che io possa controllarle. Ad accettare me. Ho trovato un senso nell'amore. E ho stima di me perché so comprendermi, accettarmi e amarmi".  Sono parole di Madame, la giovane cantautrice italiana, diventata famosa nel 2018 e che quest'anno - a soli 22 anni - ha scritto la canzone vincitrice del Festiva di San Remo, cantata da Angelina Mango.

Una cantautrice interessante, trasgressiva quanto profonda, una donna capace di dare voce a sentimenti, emozioni e tormenti che attraversano tutte le generazioni. Nei testi delle sue canzoni ritrovo i miei turbamenti, i desideri, le fantasie, la parte di me più passionale, ma anche quella più fragile, più irrisolta e riscopro come, ancora una volta, l'arte ci accomuni tutte, ci faccia sentire capite e meno sole.

Autostima: questa sconosciuta... 

Mi capita spessissimo di sentire dibattiti e riflessioni in ambito sociale, culturale e psicologico, ma anche seduta al caffè con altre donne sul tema dell'autostima femminile che sembra latitare.

Sappiamo bene che l'autostima rappresenta uno dei fondamenti su cui si basa il benessere individuale e la capacità di affrontare le sfide della vita con fiducia e determinazione. Tuttavia, per molte donne, coltivare e mantenere un'adeguata autostima si presenta spesso come un percorso complesso, e spesso siamo noi le prime ad ostacolarci.

Sappiamo anche che le pressioni sociali e culturali spesso contribuiscono a plasmare l'autostima delle donne sin da piccole; dalle rappresentazioni mediatiche che promuovono stereotipi irrealistici di bellezza e perfezione, alle aspettative culturali riguardanti il ruolo della donna nella società, le donne sono esposte a una serie di messaggi che possono influenzare negativamente la percezione di sé e la fiducia nelle proprie capacità. 

Coltivare solitudine per raccogliere autostima

Quello dell'autostima è un tema delicato e non voglio certo banalizzarlo con perle di saggezza che puntano ad essere la soluzione delle soluzioni. 

Tutte e tutti noi siamo esseri complessi, siamo il risultato di quello che abbiamo vissuto, del luogo e del tempo da cui veniamo, ognun@ di noi affronta la sua personale quotidiana avventura, cercando di farlo al meglio che può. 

Personalmente però una cosa mi sento di condividerla: da quando ho cominciato a praticare la "solitudine" come momento di conoscenza di me stessa, ho scoperto molte cose. 

Durante i viaggi da sola che mi sono ripromessa di fare annualmente, o nei momenti in cui mi siedo assieme alle mie matite, carte ed acquerelli, o quando mi isolo nelle passeggiate in solitaria e mentre medito, provo a "spegnere" il rumore intorno a me e a sentirmi (letteralmente).

Ho avuto modo di sperimentare che quando una donna scopre che può godere della propria compagnia e trovare soddisfazione nelle proprie attività e pensieri senza la necessità costante di "validazione" esterna,  alimenta il senso di autosufficienza e fiducia in sé stessa.

Inoltre, il tempo trascorso da sole offre l'opportunità di riflettere sulle proprie esperienze, esplorare le proprie emozioni e sviluppare una maggiore stabilità emotiva, aspetto fondamentale durante i periodi di cambiamento o difficoltà.

Ho anche notato che avere un buon equilibrio con me stessa, mi ha aiutata ad intrattenere relazioni più sane (per me e per le altre persone).

... senza dimenticare un filo di rossetto!

Se i momenti di solitudine sono importanti, è altrettanto vero che noi viviamo in mezzo alle altre persone, che ci sono codici sociali di cui - se non siamo schiave - possiamo appropriarci per far aumentare anche l'autostima.

Così un filo di trucco, un taglio di capelli soddisfacente, un abito che ci fa sentire a nostro agio, possono essere dei validi alleati (e questo vale indipendentemente dal genere a cui ci sentiamo appartenere).

Per me la "copertina di Linus" è il mio rossetto rosso... un giorno mi sono per così dire "autorizzata" a metterlo senza sentirmi in imbarazzo e da allora è diventato una sorta di comunicazione non verbale, il cui sottotesto è lasciato ovviamente a chi lo nota... ma che per me vuol dire una sola cosa.


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