Maschio a chi?... non sarò certo io a dirvelo!

07.04.2024

"Ma nella scorsa vita avevo il ca**o
E lo so da come sono yin e sono yang
E sono Jung ..."

E' finalmente arrivato il fine settimana e ascolto questa canzone di Madame (titolo "Donna vedi"). Sto recuperando le energie dopo una settimana dai numerosi stimoli emotivi ricevuti nel mio lavoro.

Da tempo ormai ho capito che la formazione sulle questioni di genere non è una formazione come le altre, perché parlo di argomenti che hanno a che fare con l'identità (e non solo di genere), e le reazioni che provoco mentre parlo alle persone, mi ritornano amplificate, in un gioco di identità che si incontrano e talvolta si scontrano.

Questa volta però è stato diverso: mi sono confrontata con un'aula tutta maschile, assieme a me avevo un docente maschio e ho capito molte cose...

Spostare l'attenzione...

In una società che si sta interrogando sempre di più su come ridefinire gli equilibri tra i generi, a come promuovere le pari opportunità, a come debellare la piaga sempre presente della violenza di genere, siamo ormai tutti e tutte abituati a sentir parlare soprattutto dell'evoluzione femminile, di come le donne debbano rivedere il proprio modo di stare al mondo, di affermazione di diritti e occupazione di spazi prima negati, con la consapevolezza che il cambiamento sta nella rivisitazione dei ruoli socialmente attesi.

Sono sempre più convinta però, che sia un diritto, prima ancora che un dovere, per i maschi di appropriarsi di uno spazio in cui poter riflettere sulla propria identità, sui condizionamenti con i quali anche loro si trovano a dover fare i conti, rimanendone spesso intrappolati in modo inconsapevole.

I maschi della mia vita

La canzone di Madame che ho citato in premessa può sembrare - ad un primo ascolto - molto trasgressiva, e per certi versi lo è, ma come dichiara lei stessa "E' un brano che porta in luce gli stereotipi legati alle femmine. Ed io che nella vita precedente ero un uomo, vorrei comprendere come si ama e come capisce e comprende una donna. E come si può provare vero amore e rispetto nei confronti di una donna."

Ed è una canzone a cui torno spesso nel mio lavoro di costruzione della mia identità femminile, lavoro ormai cominciato qualche anno fa, partendo dalla presa di coscienza che non mi sentivo più a mio agio dentro ad una immagine di femminilità che partiva molto chiaramente da un lavoro "per esclusione": avevo la sensazione che mi sentissi femmina nella misura in cui non mi sentivo "maschio" e la cosa non mi piaceva.

Da questa descostruzione di me sono ripartita, e nel vuoto che inevitabilmente ne è rimasto, sto dando nuovo senso alle cose, nuovi significati di me e di chi sono io.

Questo si interseca molto con le mie relazioni, tanto con le atre donne, quanto con gli uomini. 

Se guardo a mio padre e a mio nonno (figura centrale nella mia vita), agli uomini che ho amato e che amo, agli amici di sempre, a quelli più intimi e ai nuovi arrivati, mi sembra di poter dire che seppur molto diversi tra loro, abbiano tutti un certo tipo di adesione a dei canoni molto fissi e predeterminati di cosa significhi essere "maschio".

Si fa presto a dire maschio

Nell'attuale contesto sociale, emerge una visione di maschio come un'entità carica di significato storico e culturale e il ruolo dell'uomo tradizionale rimane, per molti, un pilastro intoccabile.

La resistenza a riconsiderare questo modello maschile radicato è per molti aspetti evidente, poiché chiunque tenti di mettere in discussione i ruoli di genere e i relativi codici comportamentali si trova ad affrontare un profondo senso di solitudine e inadeguatezza. Questo senso di isolamento è particolarmente tangibile in coloro che osano sfidare le norme consolidate, poiché si confrontano con una società che, nonostante qualcosa inizi timidamente a cambiare, continua a valorizzare e perpetuare l'immagine tradizionale dell'uomo.

A riprova di questo c'è anche la reazione di molta parte della società nei confronti delle nuove forme identitarie maschili che le generazioni più giovani provano a proporre, venendo tacciati per "poco maschi" e inadeguati a portare avanti la specie umana con convinzione virile e "testosteronica".

Problema che mi sento di denunciare osservandolo sia da una prospettiva femminile che maschile: molte volte sono le donne stesse a condannare i propri compagni dietro una supposta incapacità di questi ultimi di sapersi prendere cura di figli e persone in difficoltà, mentre dovremmo forse comprendere che la differenza tra noi e loro è che a noi donne è intanto permesso - anzi insegnato - ad empatizzare con gli altri, oltreché essere allenate fin da piccole al nostro ruolo di "madri-crocerossine".

Maschi in dialogo tra loro...

Come dicevo, ho tenuto un corso assieme ad un docente maschio, lo ho sentito parlare di cose di cui spesso parlo anche io, ma mi sono resa conto che - esattamente come tra noi donne accade - la comunicazione e lo scambio di pensieri, battute e considerazioni avviene in una modalità a me inaccessibile oggi.

ll 18 aprile, nell'ambito della rassegna "GENERalmente" stiamo organizzando un evento i cui tre relatori (maschi), tre amici, affronteranno il tema dei modelli maschili interagendo in primo luogo tra di loro e poi con chi nel pubblico, avrà voglia di mettere in discussione dei concetti solo apparentemente scontati. 

Andando a cercare i modelli di riferimento maschili latenti della nostra società, il trio esplorerà idee inedite, in cui le pari opportunità non sono viste come un passaggio di potere da un sesso all'altro, con vincitori e sconfitti, ma come un'enorme occasione di novità per il maschile.

Sogno una platea in cui siano presenti donne ma anche e soprattutto uomini e la mia intima speranza è che momenti come questi possano rappresentare piccoli spazi di cambiamento, in cui tutti noi possiamo riconoscere e autorizzare le nostre poliedriche identità.

Appuntamento a Palazzo Benvenuti, in Via Belenzani, il 18 aprile alle 18.00
Vi aspetto!

 





mararinner - Tutti i diritti riservati 2024
Creato con Webnode Cookies
Crea il tuo sito web gratis!