E tu ce l'hai la sindrome dell'impostore?

27.03.2022

Da quando mi occupo di consulenza ho notato in modo inequivocabile un atteggiamento molto diffuso tra le persone, che le porta spesso - in qualche modo - a sottovalutarsi. 

Poi, lo scorso natale, ricevo in regalo da una carissima amica un libro che parla della "Sindrome dell'impostore", che promette di far capire come trasformare il senso di inadeguatezza nel nostro miglior alleato.

Anche questa volta la mia curiosità non mi ha dato tregua, ho iniziato a leggere, da lì si è aperto un mondo, mi sono documentata anche altrove, ho partecipato a dei webinar sull'argomento ed ho capito che questa sindrome si potrebbe definire un "morbo" dilagante, soprattutto tra le donne.

E questo sentimento di inadeguatezza può manifestarsi tanto nella sfera professionale, quanto in quella affettiva e relazionale... ma facciamo un passo alla volta... sedetevi comod@ e vediamo di cosa stiamo parlando! 

Buona lettura.

Vediamo un pò se ti ci rivedi...

Il termine "Sindrome dell'impostore" è stato coniato da due psicologhe americane nel 1978 e definisce l'incapacità di guardare ai propri successi come il risultato delle nostre capacità e competenze, con la conseguente perenne paura di essere smascherati dalle persone che - immaginiamo - si accorgeranno prima o poi di averci sopravvalutat@, non avendo compreso che i risultati ottenuti sono riconducibili a fattori esterni a noi.

Momenti o fattori scatenanti sono spesso il cambiamento delle nostre condizioni: una nuova opportunità professionale, un nuovo incarico, una nuova sfida personale o nuove relazioni... insomma, tutto ciò che ci fa uscire dalla nostra zona di comfort può scatenare la sindrome.

Mi permetto di sottolineare fin da subito, tuttavia, che pur definendola "sindrome" non stiamo parlando di una patologia, ma piuttosto un atteggiamento psicologico che è importante conoscere e di cui essere consapevoli per saperlo gestire.

Qual è l'identikit dell'impostore?

Se vi siete ritrovat@ nella definizione, voglio subito darvi una buona notizia (anche se può sembrarvi una magra consolazione): si stima che l'80% delle persone abbia provato questa sensazione almeno una volta nella vita e che sono soprattutto le persone capaci e di successo a soffrirne.

Nota stonata, invece, è che - ahimé - sono soprattutto le donne a soffrirne, ma la cosa non stupisce, come avremo modo di vedere tra un pò.

Sono un grande bluff e prima o poi mi scopriranno!

Interessanti sono, a mio modo di vedere, i comportamenti e gli atteggiamenti - soprattutto interiori - che questo tipo di persona mette in atto.

La prima azione che compie, credendo di non essere all'altezza mai, è quella di svalutare i traguardi raggiunti attraverso una autonarrazione di quanto - evidentemente - quello che ha fatto non è nulla di speciale e complicato e poteva essere fatto da chiunque... della serie: " se ce l'ho fatta io, chiunque poteva..."

Poi, parte l'altra fase del meccanismo oserei dire "perverso", ovvero quella in cui l'impostore si comincia a preoccupare del giudizio esterno. Immagino più o meno questo dialogo interiore: "Il mio capo (ma potrebbe essere anche il mio professore) mi ha fatto i complimenti, ma presto si accorgerà di avere assolutamente sovrastimato la mia performance, e quando succederà, sarò mess@ al pubblico ludibrio e tutti sapranno che sono un grande bluff!".

Dal perfezionismo all'autosabotaggio è un attimo

Ecco allora che il perfetto "impostore" prova a porre in essere una serie di tattiche per evitare lo smascheramento, diventando spesso una persona estremamente perfezionista, alla ricerca di fare sempre meglio nella speranza di essere alla fine, forse, almeno un pò all'altezza della situazione.

E invece è proprio qui che si innesca una spirale discendente che non porta altro che ulteriore frustrazione, insoddisfazione e incapacità di interiorizzare i propri successi. Il nostro "impostore" esaspera sempre più il proprio senso critico, a tal punto da diventare addirittura sabotatore di se stesso, mettendosi in difficoltà da solo e aumentando così la possibilità di insuccesso (cosa che avvalora la sua tesi di essere un incapace!).

E così facendo, la persona in questione si "regala" una serie di somatizzazioni che vanno da dolori articolari, problemi di stomaco e altri spiacevoli compagni di vita.

Come mai viene questa sindrome? 

Dagli studi fatti è emerso che la sindrome ha come causa scatenante dei fattori esterni a noi. Spesso ha radici nella nostra infanzia, a causa dell'educazione avuta (a volte troppo esigente) o degli incontri scolastici fatti, ma può essere anche scatenata da colleghi di lavoro troppo intransigenti o partner soverchianti o che ci sminuiscono ripetutamente.

In questo contesto però l'impostore può svolgere un ruolo attivo lavorando su due fronti: da un lato dando meno importanza all'opinione e al giudizio degli altri (o di quello che ritiene che gli altri pensino di lui/lei), dall'altra cominciare a rendersi conto che - pur non potendo piacere a tutt@ - molte persone attorno lo/la apprezzano ed hanno una buona visione di lui/lei.

La sindrome dell'impostora e le questioni di genere

Ho avuto modo di segnalare che sono soprattutto le donne a soffrire di questa sindrome e non è difficile capirne i motivi.

Se è vero che i fattori scatenanti sono principalmente collegati al contesto culturale in cui viviamo, risulta subito chiaro come la forte pressione di aspettative posta da sempre sul genere femminile non può che essere uno stimolo alla sviluppo della sindrome.

Spesso le donne si sentono manchevoli di qualcosa ed hanno la sensazione di dover per forza scegliere tra un ambito e l'altro della propria esistenza: per essere all'altezza in famiglia devono sacrificare l'ambito lavorativo, se sono ottime leader non possono certo essere mogli e madri "adeguate", se hanno interessi personali tolgono sicuramente attenzione ad altro che avrà sicuramente più valore... e per questa via si rischia di sentirsi sempre inadeguate

Conosco molte donne che in questa situazione hanno intrapreso il circolo vizioso descritto sopra, affannosamente protese verso una perfezione irraggiungibile e assolutamente non necessaria, che però restituisce loro un'immagine di sé distorta e che le fa sentire ancora più mal giudicate anche da chi sta loro intorno.

E alla fine qualche consiglio?

Non sono certo io la persona che può dirvi come uscirne, però mi sento di dire che un buon primo passo sia quello di riconoscere i meccanismi di questa sindrome e saperli quindi decifrare per poterli cominciare a gestire... sì, ma come?

Beh, di sicuro con un buon lavoro sulla propria autostima, consapevol@ che se non cominciamo noi stess@ a darci valore, non saranno di sicuro gli altri a farlo, dando anche meno peso al giudizio altrui.

Inoltre credo sia molto importante riuscire a chiedere aiuto nelle cose che facciamo, senza pretendere di saper fare tutto da sol@: in questo modo cresciamo nell'incontro con l'altr@ e ci sentiamo anche meno sol@ e più capit@.

Consigli di lettura

Se volete approfondire l'argomento con una lettura divertente ma efficace vi consiglio il libro "Pensavo di essere io... invece è la sindrome dell'impostore" di Florencia di Stefano-Abichain.

... e come sempre aspetto i vostri commenti! soprattutto dagli impostori e dalle impostore che conosco e a cui dedico questo blog!

Alla prossima! 

 




 

mararinner - Tutti i diritti riservati 2024
Creato con Webnode Cookies
Crea il tuo sito web gratis!