Di chi è la colpa? Brenda direbbe: "la risposta è semplice"
Apro l'anno tornando a parlare di violenza di genere purtroppo. Sì, perché non è ancora finito gennaio e ci sono già tre donne uccise da chi diceva di amarle. Le donne continuano a morire per mano di uomini che le ammazzano perché non accettano la fine di una storia, un rifiuto, non riescono a gestire un conflitto...
Se ne parla tanto, se ne parla ovunque in modo quasi fastidioso per molti, ma la situazione non cambia. Di chi è la colpa? Beh, la colpa di un femminicidio è indubitabilmente dell'uomo che lo commette.... PUNTO.
Ma come ne parliamo?
Come per molti fatti di cronaca, di fronte ad un femminicidio si accendono mille riflettori: i telegiornali "ci offrono" le prime immagini dei luoghi dove è accaduto, le fotografie delle persone coinvolte, le testimonianze di chi c'era o di chi - conoscendo la vittima e il carnefice - non può capacitarsi di quanto è accaduto; i giornali riportano fiumi di parole di esperti ed esperte che ricostruiscono la vicenda, di racconti morbosi delle vite spezzate di famiglie intere e nell'arena dei social network si avvia il processo alle intenzioni e alle persone, si avviano le arringhe morbose di chi da un lato si chiede se la vittima avrebbe potuto evitare che l'assassino arrivasse a tanto e di quelli, dall'altra, che condannano senza mezze misure chi sapeva o era lì e non ha fatto nulla per fermarlo.
Basta con le raccomandazioni
Dopo un episodio di femminicidio si parla di come la donna possa evitare di incoraggiare la violenza di genere: evitare di vestirsi in un certo modo, evitare di andare ad un appuntamento chiarificatore, non stimolare reazioni violente da parte di un partner geloso e possessivo con atteggiamenti sbagliati.
Ma è davvero la strada giusta questa? io non credo...
... e se fosse un pò colpa di chi sta intorno?
Nel femminicidio del 13 gennaio scorso, dove Martina Scialdone è stata uccisa dall'ex compagno che le ha sparato fuori da un locale, dopo che i due hanno discusso animatamente all'interno e sembra siano stati invitati ad allontanarsi per non disturbare, si è avviato un tam tam di accuse nei confronti dei proprietari del ristorante e degli avventori, accusati di insensibilità e sottovalutazione della situazione.
Prescindendo da ogni giudizio rispetto al loro atteggiamento, credo che sia evidente quanto questa narrazione tossica porti a distrarre l'attenzione dall'unico colpevole: l'ex compagno.
Brenda e le cose viste da dentro
Per chi subisce la violenza di genere o ne è testimone, indipendentemente che si arrivi all'epilogo più tragico del femminicidio, tutto questo vociare intorno alle responsabilità di quella o quell'altra persona ha degli effetti che bisognerebbe tenere presenti.
Ci sono infatti vittime che vivono la frustrazione di sentirsi colpevoli e in qualche modo responsabili per quello che subiscono e le raccomandazioni non le aiutano di certo.
Ce ne sono altre invece che leggendo le storie di violenza di cui parliamo sui giornali o sui social network, sanno esattamente di chi è la colpa e non comprendono come si possa perdere tempo a parlare d'altro.
In entrambi i casi, risulta lampante che quello che va fatto - e urgentemente - è lavorare con i maschi, decostruire questa visione tossica del rifiuto della partner come apice della vergogna a cui il macho viene esposto.
Concentrando parole e azioni su questo aspetto, possiamo aiutare gli uomini a vivere relazioni più sane e dare la giusta libertà alle donne di essere se stesse senza paura.