Da piccola volevo fare la segretaria ed ero fidanzata con Miguel Bosè

30.03.2024

L'altro giorno, parlando con una donna che mi stava chiedendo consigli in merito all'idea di aprire o meno la partita IVA, la prima domanda che le ho posto è stata: "qual è la spinta che ti motiva a fare questo passo?".

E come sempre mi accade quando parlo di progettualità, mi sono ritrovata a condividere sogni e talenti che aspettano solo di essere messi a terra.

La sera ripensavo a quella chiacchierata e mi sono rivista bambina, nella casa di Via San Martino n. 51, seduta con le gambe distese sul letto dei miei nonni (rigorosamente dalla parte di mio nonno), dove appoggiata alla testiera, con il cuscino come schienale, passavo delle mezz'ore a chiacchierare ad un citofono rosso - che per me era un telefono - con il mio fidanzato, Miguel Bosè, che ahimè, vista la brillante carriera era sempre in tournée o a girare qualche film!


La fantasia non ha limiti... o forse sì

Le intense conversazioni con Miguel sono durate parecchi anni; evidentemente... fin da bimba avevo un certo talento per l'ars oratoria.

Ne ho prove lampanti da che ho memoria: quando ancora ero figlia unica, intrattenevo lunghe conversazioni con le mie bambole ed i miei peluches, tutti seduti assieme attorno ad una tovaglia rotonda che stendevo sul pavimento nella mia camera e dove servivo il tè ogni pomeriggio.

Al riguardo devo ammettere che la scena di apertura del film "Barbie" mi ha non poco turbata (e chi di voi ha visto il film può ben capire il perché!)

Ma tornando alla mia relazione amorosa con il bel cantante italo-spagnolo, durante la nostra platonica condivisione delle esperienze che caratterizzavano i nostri giorni - lui in giro per il mondo, io sempre impegnata tra scuola, amici di via San Martino e patimenti in Viale dei Tigli - gli raccontavo le mie aspirazioni e progetti per il futuro, in attesa di poterlo raggiungere (a tempo debito) durante i suoi concerti o sui set cinematografici, per portargli un pò di compagnia e affetto.

Io: la segretaria perfetta!

Avevo le idee molto chiare all'epoca: da grande avrei fatto la segretaria, sarei stata il braccio destro del capo, una figura importantissima e indispensabile per il mio datore di lavoro!

Per essere sicura di arrivare ben preparata all'appuntamento con il mio colloquio di lavoro, mi ero procurata una di quelle calcolatrici con rullino di carta per fare i conti ed un telefono che ricordo bianco con i bordi rossi e azzurri, gli occhi che ruotavano dall'alto in basso, delle rotelle ed un filo che mi permetteva di portarlo in giro per casa (quasi un antesignano del moderno smartphone).

Corredavano il tutto un block notes, un'agenda e svariate penne con le quali gestivo gli appuntamenti del mio capo, fissavo riunioni, riportavo i calcoli che facevo con la calcolatrice (forse ambivo a diventare ragioniera oltre che segretaria???).

E che fine hanno fatto i miei sogni, crescendo?

Come sappiamo la vita non sempre va come immaginavamo in infanzia, accadono cose che poi ti portano a fare altre scelte, a prendere altre strade...

Curioso è il fatto che il mio primo lavoro "serio", cioè non il cosiddetto "lavoretto da studente" è stato quello di segretaria in una società nella quale sono in effetti diventata il braccio destro dell'allora vice direttore generale. Successivamente ho lavorato in mezzo ai numeri, mi sono occupata di fisco, dichiarazioni dei redditi e studi di settore, e lì la calcolatrice "fumava" quando dovevo simulare esempi di compilazione e calcoli di imposte.

Poi però è successo qualcosa, ho sentito che il mio talento non stava lì, che la mia grande motivazione e l'entusiasmo che mi contraddistinguono non erano nei numeri, ma nelle relazioni, nelle dinamiche di relazione tra le persone e così mi sono ritrovata prima a gestire un'azienda come direttrice generale, e poi imprenditrice di me stessa, sviluppando un progetto che mette al centro proprio il dialogo, lo scambio, le persone...

Insomma, da piccola non potevo capire che quel tè condiviso con le bambole, che quelle lunghe chiacchierate al citofono rosso con Miguel, e le ore passate sui gradini con gli amici a parlare nascondevano il mio vero daimon: l'ascolto e la comprensione dei contesti e delle dinamiche relazionali.

E Miguel Bosè?

Beh capirete che tra noi non poteva funzionare, troppa differenza di età, vite troppo diverse... mi rimane comunque il ricordo di questa strofa di "Bravi Ragazzi", canzone che mi cantava sempre al telefono:

"Io vivo come posso, amica miaNon so chi sono, né di me che saràIl mio futuro è qualche metro più in làSeguo soltanto la mia via"



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