Città che parlano, anzi #cittàcheparlano

24.05.2025

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Oggi scrivo seduta per terra, collegata alla corrente e al wifi dell'aeroporto di Madrid. Viaggio da sola, di nuovo.

Una giornata intera fatta di attese, spostamenti, incastri tra metropolitane, aerei, navette, treni… e passi lenti, a godermi le sensazioni che sto provando.

Ci avete mai pensato a quante stazioni esistono al mondo?... quanti luoghi di connessione, quanto spazio occupato da persone in transito.

Stamattina, mentre mi gustavo una tortilla con dello zumo de narancha, riflettevo che viaggiare da sola per me non è solo libertà, non è nemmeno fuga, è radicamento!

Cammino da sola attraversando luoghi che talvolta conosco appena, mi siedo ai tavolini ordinando in lingue diverse, guardo le persone e mi sento presente.

A volte mi chiedono "Ma non ti annoi?", "Non hai paura?", "Ma davvero te la godi così?".

Il piacere di viaggiare sola lo ho acquisito davvero tardi nella vita - tre anni fa -, quando ho deciso di prendere un treno e ritirarmi nel Couvent de la Tourette, vicino a Lione, un'opera architettonica di Le Corbusier.

Quando viaggio sola, non posso dire di non avere paura; sono consapevole che in quanto donna talvolta rischio di più che se fossi un maschio, ma ho deciso che questo stato d'animo non deve limitarmi, spero di essere così uno stimolo per mia figlia e per le donne che non abitano il mondo perché lo sentono pericoloso…

Credo davvero che le strade sicure le facciano le donne che le attraversano, e solo occupando gli spazi pubblici possiamo prenderci quel che ci spetta di diritto: godere della bellezza delle strade, i profumi dei tanti locali, gli occhi delle persone che camminano per strada, il verde dei parchi, l'azzurro del mare, l'odore delle piogge tropicali, il silenzio nei sentieri di montagna...

Quando giro da sola per le città amo particolarmente osservare e fotografare le scritte sui muri; da qualche anno ho iniziato a raccoglierle in un hashtag: #cittàcheparlano.

Le frasi, i disegni e gli stickers lasciati da mani sconosciute mi sembrano voci, alcune gridano, altre bisbigliano, a volte sono dichiarazioni romantiche, altre ancora sono violente manifestazioni di rabbia.

Ma tutte parlano…le città diventano una sorta di libro da sfogliare sui muri. E io queste pagine ideali le leggo, le fotografo, le salvo, a volte le pubblico, altre volte no (le censuro), diventano parte dei miei viaggi, quelli fatti di respiri senza fretta, dove sento che mi basto, che posso partire, che so tornare… 

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